Il rapporto fra il territorio di Montalto di Castro e tutto ciò che gravita intorno alla produzione di energia elettrica ha qualcosa di patologico.
Questo Comune a partire dagli anni 70 è al centro delle mire degli enti deputati direttamente o indirettamente alla produzione di energia, con la realizzazione della centrale nucleare prima (mai terminata) e policombustibile poi, e dal 2021 è coinvolto anche nel problema dello smaltimento delle scorie nucleari, parte delle quali, le più pericolose, derivanti dalla dismissione delle centrali nucleari italiane.
Abbandonata la realizzazione della centrale nucleare per effetto del referendum dell’87, il territorio montaltese dovette accogliere, in virtù di una legge incostituzionale, la riconversione dell’impianto energetico da nucleare a policombustibile. Impianto, questo, nato male e finito peggio: di enormi dimensioni, capace di produrre 3760 MW, ma di discutibile rendimento e fortemente inquinante, langue oggi in una fase di parziale smantellamento e di ristrutturazione dei soli gruppi di produzione a gas.
Nell’entroterra, in mancanza di un piano energetico comunale armonizzato con quello nazionale e , se mai esistesse, con quello regionale, si assiste all’assalto del fotovoltaico con un consumo indiscriminato di suolo, che ad oggi supera i 1000 ettari e sembra destinato a salire.
Ma neanche il mare di Montalto è destinato a salvarsi dall’aggressione delle tecnologie delle rinnovabili.
Anche qui è storia vecchia: vale la pena ricordare che già agli inizi degli anni 90 si tentò di realizzare nello specchio di mare davanti la Centrale un gigantesco porto metanifero, fortunatamente fallito grazie anche alla valutazione di impatto ambientale negativa sostenuta dal Comune di Montalto.
Oggi siamo ancora una volta di fronte ad un ulteriore assalto: si prospetta la realizzazione di un parco eolico off shore nelle acque montaltesi, di enormi proporzioni, realizzato su uno specchio d'acqua, il cui limite nord è vicino all'insediamento della Centrale A. Volta, mentre il limite sud è posizionato oltre lo sbocco del fosso del Sanguinaro.
Pertanto complessivamente l'impianto occupa l'intero specchio d'acqua corrispondente alla Marina di Montalto di Castro.
Si tratta di un impianto che comprende 34 torri galleggianti dell’altezza di 80 mt ( circa 60 metri sommersi e 20 emergenti), sulle quali sono collocate le pale eoliche che fanno raggiungere ad ogni aerogeneratore un’altezza complessiva di circa 268 mt s.l.m. L’impianto complessivamente sarà in grado di erogare 504 MW di potenza, il doppio del parco off shore approvato a Taranto e di quello in programma a Civitavecchia.
Ne aveva dato notizia la nuova amministrazione del Comune di Montalto di Castro , da poco insediata, sull’albo pretorio con pubblicizzazione dal 19 agosto all’8 settembre scorsi.
La notizia, passata inosservata ai più, pur meritando a rigor di logica ben altra pubblicizzazione, è stata successivamente ribadita dalla Sindaca, Emanuela Socciarelli in una intervista pubblicata in data 22 settembre sul Messaggero.
Stando alle dichiarazioni della Sindaca, la popolazione di Montalto è tranquilla. Ma sarebbe da chiedersi quante persone siano realmente al corrente del progetto e se non fosse stato il caso di informare con maggiori dettagli la popolazione e le rappresentanze dei settori produttivi per valutare anche in via informale la posizione dei diretti interessati.
Sarebbe stata una bella dimostrazione di democrazia partecipativa.
Ma questo non è stato ed il procedimento di valutazione tecnica della proposta sembra ormai ufficialmente avviato, con la previsione di una conferenza di servizi, come tappa iniziale del processo di approvazione.
Mentre già la popolazione di Montalto si trova alle prese con il problema della realizzazione del Deposito Nazionale unico di smaltimento dei rifiuti radioattivi, per il quale è in corso la fase ultima della definizione della CNAI, la Carta Nazionale delle Aree Idonee, che vede la provincia di Viterbo come la più colpita in Italia, con ben 22 aree confermate, di cui le migliori nel territorio del Comune di Montalto di Castro, inopinatamente e senza alcun preavviso ci si appresta quindi ad approvare uno degli impianti eolici offshore più grandi d’Italia.
Almeno per quanto riguarda la realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi esiste la possibilità di informarsi dettagliatamente, per chi ne avesse voglia o interesse: infatti Sogin, la responsabile del progetto, ha provveduto per tempo a pubblicare tutti i dettagli dell’opera e la metodologia, ancorché da tutti criticata, con la quale ha provveduto alla scelta delle aree potenzialmente idonee.
Nel caso del parco eolico offshore tutto questo non esiste, al momento, fatta eccezione per le brevi e concise notizie fatte trapelare dalla ditta proponente. In particolare manca la descrizione della metodologia seguita nella scelta del sito. Così come per il fotovoltaico sarebbe indispensabile poter disporre di un piano dettagliato territoriale, il così detto piano energetico, che consentisse di identificare le caratteristiche delle aree potenzialmente idonee e stabilisse dei limiti oltre i quali gli impianti sono incompatibili con determinate aree geografiche, lo stesso dovrebbe valere per gli impianti eolici offshore. In questo caso attenendosi e armonizzandosi alle indicazioni fornite dai Piani di gestione dello spazio marittimo, di cui all’art.5, comma 5 del decreto legislativo 17 ottobre 2016, n.201.
Trattandosi di realizzazioni che possono generare impatti significativi sull’ambiente e al fine di assicurare lo sviluppo “sostenibile” di questa fonte energetica, è intervenuta anche la Commissione Europea. Questa nel 2020 in particolare ha predisposto un “Documento di orientamento sugli impianti eolici e sulla normativa dell’UE in materia ambientale” [C(2020) 7730], che fornisce un quadro di riferimento articolato di possibile gestione delle varie potenziali criticità ambientali connesse alla realizzazione e alla gestione di questa tipologia di installazioni.
Nel caso di Montalto, al di là delle considerazioni tecniche previste dalle indicazioni fornite dai Piani di Gestione dello spazio marittimo e dal documento di orientamento della Comunità Europea sopra citati, alcuni elementi di buon senso meriterebbero una certa considerazione.
Anche se l’impatto visivo può valere meno dell’interesse nazionale su temi di grande rilevanza, come, specie oggi, sul tema energetico, un qualche valore potrebbe comunque essergli riconosciuto, specie se parliamo di un contesto territoriale che già oggi paesaggisticamente è deturpato delle ciminiere delle centrali di Montalto e Civitavecchia, che svettano a 150 mt di altezza e sono visibili per decine di Km.
E’ interessante notare quanto si verificherebbe in aggiunta, se il parco eolico marino fosse realizzato così come proposto. Più che le parole valgono le immagini della ricostruzione fotografica effettuata dal Lungomare Harmine di Montalto di Castro allegata.
E’ evidente lo scempio paesaggistico, aggravato dalle ciminiere esistenti, e facilmente intuibile anche sulla base di banali considerazioni di misura.
Il parco eolico insisterebbe su una vasta area di mare antistante la centrale termoelettrica di Montalto, corrispondente al canale marittimo che separa la costa laziale dalle isole dell’Arcipelago Toscano. La più meridionale di queste, Giannutri, dista appena 6 miglia dall’Argentario e 25 miglia dalla costa montaltese.
L’isola di Giannutri è costantemente visibile dalla costa di Montalto pur essendo priva di rilievi; vale ricordare che la massima altezza dell’isola è di appena 89 m s.l.m., cioè è circa 3 volte più bassa delle pale eoliche previste. E’ facilmente intuibile il disastro derivante dalla realizzazione di un parco con 34 pale alte circa 268 m s.l.m. posizionate a meno di metà strada fra isole e costa tirrenica, e cioè a circa 6 -8 miglia al largo di Montalto.
Sempre ai fini di una sintetica valutazione di base sul problema, occorre ricordare che Giannutri è un’area naturale protetta, inclusa nel Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, è un sito di importanza comunitaria (pSIC) e una zona di protezione speciale (ZPS).
Occorre anche tenere conto del fatto che il tratto di mare interposto fra costa tirrenica e Giannutri è popolato da mammiferi protetti come delfini e balene, che è rotta affollata di navi in particolare crocieristiche e Cargo e che rappresenta una zona di pesca battuta da pescatori dell’Argentario, di Montalto e di Civitavecchia, soltanto per avere un parziale quadro degli interessi in gioco. Infine non possono essere elusi eventuali limiti imposti dal fatto che il problema investirebbe non soltanto il Comune di Montalto di Castro, relativamente alla competenza del demanio marittimo, ma anche le amministrazioni dell’Arcipelago Toscano, di Capalbio e dell’Argentario.
Da questa breve ed incompleta disamina di alcuni dei problemi correlati alla eventuale realizzazione del parco eolico nelle acque di Montalto di Castro si evince la necessità di chiarezza sul programma, sui dati tecnici, sugli impatti ambientali, sociali ed economici derivanti da una realizzazione di tali proporzioni, sul ruolo, anche di garanzia, che l’amministrazione comunale dovrebbe sostenere.
Non è questa la sede per innalzare la bandiera dell’ambientalismo più spietato, né è il caso di negare l’importanza essenziale dello sviluppo sul territorio nazionale delle fonti di energia rinnovabili, ma ne va tenuta nella giusta considerazione l’ equa ripartizione a livello sia nazionale che loco-regionale.
Per quanto riguarda il Lazio, non è ammissibile che tutto quanto ruoti intorno al problema energetico coinvolga esclusivamente una Provincia ed in particolare un Comune, quello di Montalto di Castro. Gli sforzi che dagli anni 60 ad oggi hanno cercato di cambiare volto al territorio montaltese sono costantemente falliti: le centrali si sono rivelate più un problema che un vantaggio. Lo sviluppo delle rinnovabili ha coinvolto Montalto di Castro più che tutti i comuni limitrofi; vale la pena sottolineare che Capalbio non ne accoglie e così pure Tarquinia se non in minima percentuale. Né è pensabile che l’economia di un’intera comunità di 9000 abitanti possa essere stravolta o condizionata negativamente da una nuova forma di economia, ad oggi di bassa levatura tecnologica, a carattere temporaneo e in grado di coinvolgere settori marginali di popolazione.
Fino ad oggi l’economia montaltese ha retto all’urto; l’agricoltura si è significativamente convertita al biologico o alle colture di qualità, idem per la zootecnia, il turismo ha resistito all’impatto fortemente negativo della nomea ”nucleare” che ha contraddistinto il territorio negli ultimi 40 anni nonostante la centrale nucleare non sia mai esistita. Il danno d’immagine è stato rilevante, ma a pagarlo sono stati proprio i settori produttivi, che fino ad oggi hanno sostenuto di fatto il territorio: agricoltura, turismo ed edilizia privata. Queste vocazioni ancora oggi sono alla base della economia locale ed anche prospetticamente non saranno soppiantabili da una economia marginalmente “industriale”, che se non opportunamente regolamentata e dimensionata rischia di far male all’esistente e di relegare un contesto territoriale potenzialmente ricco ad un futuro “industriale”, per il quale non esistono i presupposti.
Il ritornello dei benefici economici derivanti dalla accettazione progressiva di questi progetti “industriali” va ridimensionato alla realtà. Si tratta di benefici che passano nelle casse comunali, per investimenti a pioggia sul territorio. Le esperienze fatte a Montalto dalle numerose amministrazioni che si sono succedute dagli anni 70 ad oggi ha dimostrato che non è tutto oro: lo stato della Marina di Montalto e di quella di Pescia, due degli elementi trainanti dell’economia locale, sono sotto gli occhi di tutti: rappresentano più un danno che un beneficio. Le numerose strutture realizzate con gli emolumenti derivanti dalle convenzioni della centrale, scelte strategiche delle vecchie amministrazioni, hanno prodotto anch’esse problemi: sono troppe da gestire e da manutenere, poco o nulla redditizie. A Montalto fino ad oggi i soldi pubblici non hanno determinato miglioramenti sostanziali dei settori tradizionalmente legati all’economia, ma hanno privilegiato la realizzazione di opere costose, a volte fatte male e mai utilizzate, che creano problemi gestionali spesso di difficile soluzione, ma nessuna ricchezza o opportunità per l’economia.
Tutto questo però non basta ancora: nella citata intervista del 22 Settembre, la Sindaca Emanuela Socciarelli ha anche affermato che i problemi di Montalto sono ben altri che il parco eolico offshore: si tratta invece della possibilità di un ritorno al nucleare.
Sarà interessante indagare sul questa affermazione e verificare quali siano i progetti cui sembra far riferimento. L’auspicio è che si tratti di mere supposizioni, altrimenti il futuro di Montalto non potrà che essere a rischio. Se tutto dovesse andare come qualcuno spera: Deposito Nazionale Unico dei Rifiuti Radioattivi, ristrutturazione della centrale a gas, aumento indiscriminato del fotovoltaico, realizzazione del Parco Eolico offshore e dulcis in fundo magari anche di una nuova centrale nucleare segnerebbero definitivamente il territorio, confinandolo in un limbo nel quale l’assetto tradizionale e potenzialmente di successo di un’economia, che da sempre si è mantenuta da sola contro tutto e tutti, avrebbe la peggio.
Siamo in un’epoca di transizione ecologica, che non ha precedenti nella storia della nostra società e che significa anche sviluppo sostenibile. Il ricorso alle fonti di energia rinnovabili è ad oggi l’idea vincente per affrontare l’inquinamento globale, ridurre le emissioni nocive in atmosfera, limitare la dipendenza dai combustibili fossili, limitare i danni alla salute. Ma la realizzazione pratica di queste corrette idee deve anche tenere conto delle varie realtà locali su cui eventualmente si riflette. La costruzione di impianti fotovoltaici o eolici o da altre fonti rinnovabili rappresenta un beneficio per l’intera nazione, se non per il mondo nel suo complesso, ma gli effetti negativi che comportano vanno correttamente valutati. Questo deve far si che esista una giusta distribuzione territoriale, ferme restando le specifiche caratteristiche favorevoli che alcuni territori hanno rispetto ad altri, così che danni e benefici vengano giustamente distribuiti, evitando concentrazioni ingiustificate in alcuni distretti. Questo è appunto il caso di Montalto di Castro.
In definitiva uno sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente e dell’uomo può ritorcersi contro ciò che dovrebbe tutelare, se non si attuano le giuste misure di contenimento e controllo delle nuove tecnologie così dette, e forse non del tutto appropriatamente, ecosostenibili.