L’articolo è basato su un’intervista all’ing. Annafrancesca Mariani, capo della Funzione Deposito Nazionale della Sogin.
Il Programma Nazionale di smaltimento dei Rifiuti Radioattivi è stato realizzato da Sogin, impresa interamente partecipata dallo Stato, e prevede il conferimento di tutti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia in un unico sito, il Deposito Nazionale. Come primi passi attuativi del Programma, la Sogin ha pubblicato il 5 gennaio 2021 la CNAPI, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee ad accogliere il Deposito Nazionale, e nel dicembre 2023 la CNAI, la Carta Nazionale delle Aree effettivamente Idonee. Ventuno aree risultano idonee nella sola Provincia di Viterbo, quella che fra tutte ne detiene il maggior numero (21/51)
Stando alle dichiarazioni dell’intervistata e relativamente alla realizzazione del Deposito Nazionale Unico dei Rifiuti Radioattivi, si evincerebbe che:
- la Tuscia può stare tranquilla dal momento che le caratteristiche geomorfologiche dell’Alto Lazio sono fra le migliori del territorio italiano” e che i lavori di programmazione svolti da Sogin sono stati improntati” sulla base di approfonditi studi e ricerche ........ nell’interesse della collettività”.
- la Tuscia si presta bene ad accogliere il Deposito Nazionale Unico dei rifiuti radioattivi perché a basso rischio sismico, con territori di scarsa pendenza, lontana sufficientemente dai grandi centri abitati e da aeroporti”.
- saranno conferiti al deposito 95.000 mc di materiale radioattivo, dei quali quelli ad alta attività provenienti dalle centrali dismesse costituiranno “soltanto lo 0,4 %”, pari a 400 mc. Questi non comporteranno rischi ambientali dal momento chesaranno “impacchettati” in contenitori d’acciaio assolutamente sicuri.
- tutto il processo che ha condotto all’ identificazione delle aree è stato effettuato alla luce del sole ed è stata data la possibilità di confronto, come ad esempio con la Consultazione Pubblica e con lo svolgimento del Seminario Nazionale.
- Infine, il territorio scelto avrà vantaggi fiscali, potrà usufruire del privilegio di ospitare un parco tecnologico deputato alla ricerca e potrà godere di rilevanti vantaggi occupazionali.
Questo racconto del Deposito Nazionale fatto dall’Ing. Mariani, dipendente Sogin, non poteva che riportare in pillole la posizione dell’Ente e rassicurare i cittadini della Tuscia che tutto andrà bene.
Occorre tuttavia, preliminarmente, rimarcare che è necessario fornire notizie esatte al lettore non informato: i rifiuti ad alta attività che saranno stoccati nel Deposito Nazionale per un “periodo temporaneo di lunga durata “ ,pari almeno a 100 anni, corrispondono in realtà a 17.000 mc a fronte degli ulteriori 78.000 a bassa, molto bassa e media attività. Come pure sarebbe di fondamentale importanza chiarire chelosmaltimento dei rifiuti ad alta attività , che restano attivi per un periodo superiore ai 30.000 anni, può avvenire esclusivamente in depositi geologici di profondità, dei quali oggi nemmeno uno risulta in attività in tutto il mondo, e non in un deposito di superficie come quello progettato.
Colpisce come il racconto dell’Ing. Mariani confligga totalmente con le osservazioni presentate al Seminario Nazionale e contenute in 300 documenti prodotti da oltre 160 stakeholder pubblici e privati che hanno partecipato alla Consultazione Pubblica, coadiuvati da tecnici qualificati, professionisti, professori universitari di varie materie coinvolte nel problema. Anche tutti i portatori di interesse dei territori della Provincia di Viterbo coinvolti nella CNAPI hanno tecnicamente contestato l’operato di Sogin, arrivando alla conclusione unanime e non legata al trito concetto della sindrome di NIMBY che la Tuscia è incompatibile con il Deposito Nazionale.
Le caratteristiche geologiche, sismologiche e geografiche dei territori della Tuscia considerati dall’ing. Mariani idonei ad accogliere il Deposito, cozzano contro le puntuali critiche metodologiche evidenziate nelle osservazioni presentate al Seminario Nazionale. Il ricorso a cartografie obsolete e vecchie di decenni, tali da alterare il giudizio di idoneità riguardo alla realtà idro-geologica attuale, la sottovalutazione dei rischi sismici per aree “idonee” poste al confine fra aree non sismiche e aree sismiche, l’errata valutazione delle distanze dai centri abitati, da aree protette di interesse naturalistico e archeologico e da assi stradali di interesse nazionale o regionale, l’imbarazzante e semplicistica metodologia attuata per la classificazione dell’ordine di idoneità delle aree rappresentano soltanto alcuni esempi dell’operato censurabile di Sogin.
Contrariamente a quanto affermato dall’intervistata, propriol’assenza di trasparenza diSogin
nella gestione complessiva del processo decisionale sulla scelta delle aree potenzialmente idonee, prima, e sulle modalità di formulazione della CNAI, successivamente, è al centro delle maggiori critiche. Le reiterate richieste di accesso agli atti finalizzate alla comprensione dei processi metodologici, che hanno portato la Sogin a produrre la CNAPI e la CNAI, sono sempre state negate ed hanno generato la necessità di ricorsi al TAR Lazio, il primo dei quali, sostenuto dai portatori di interesse della Provincia di Viterbo, si terrà il 24 Aprile.
Il Seminario Nazionale doveva essere una fase di confronto fra Sogin e i territori interessati utile a chiarire gli aspetti metodologici e i criteri di scelta adottati e sfociare in una scelta possibilmente condivisa della CNAI, l’atto successivo alla CNAPI, che indica le aree definitivamente idonee ad accogliere il Deposito Nazionale, fra le quali una soltanto risulterà candidata.
Il Seminario si è rivelato, invece, una farsa: Sogin non ha minimamente tenuto conto delle osservazioni ed ha inviato ai ministeri competenti una proposta di CNAI non condivisa con i rappresentanti dei territori né ha dato ad essi conto delle ragioni del suo operato. Ne sono scaturiti ulteriori ricorsi amministrativi oggi pendenti in varie Province ed in particolare nella Tuscia, dove sonosostenuti siadai Comitati, dalle Associazioni e dai Biodistretti, che dai Comuni e dalla Provincia, finalizzati alla richiesta di annullamento della CNAPI, della CNAIe dell’ordine di idoneità delle aree.
Le ragioni del no sono condensate in 4 tematiche:
- errata metodologia nella predisposizione della CNAPI e dell’ordine di idoneità delle aree
- incongruenza del programma di smaltimento dei rifiuti radioattivi e della CNAPI rispetto alle normative vigenti
- assenza di valutazione dei rischi sanitari e dell’eventuale impatto sull’incidenza dei tumori, già molto elevata nella Provincia di Viterbo
- assenza di valutazione dei danni di natura economica a fronte dei discutibili benefici
L’articolo di oggi ricalca in parte il pressapochismo con cui Sogin ha trattato il problema. Si citano con nonchalance le ottime possibilità di essere prescelte per aree collocate “a sud-ovest del Lago di Bolsena verso il confine con la Toscana”. A prescindere dal fatto che le aree CNAI a sud ovest del Lago di Bolsena non confinano con la Toscana, non si può non constatare con preoccupazione che, se la responsabile Sogin della Funzione Deposito Nazionale cita le ottime possibilità della Provincia di Viterbo ed in particolare afferma che l’area prescelta potrebbe ricadere fra quelle a sud ovest del Lago di Bolsena, ancora prima del termine delle procedure di approvazione definitiva, si crea potenzialmente un grave danno di immagine ed economico per un territorio ad alta valenza agricola e turistica che potrebbe anche non essere quello definitivamente selezionato. A meno che, invece, la scelta sia già nota alla dirigente, che imprudentemente fornisce indicazioni riservate, emulando quanto già nel 2021 aveva predetto l’allora AD della Sogin, Emanuele Fontani, affermando che il Lazio era la regione” più interessante perchè baricentrica sul territorio nazionale”.