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UNA PUNTATA DI “SAPIENS” SU RAI3: L’ATOMO FUGGENTE-UN PREZZO TROPPO ALTO

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Una puntata speciale di “Sapiens” condotta il 24 aprile da Mario Tozzi ha portato alla ribalta televisiva il problema della gestione dei rifiuti radioattivi.

La trasmissione ha preso le mosse dagli anniversari dei due incidenti disastrosi delle centrali di Cernobyl (aprile 1986)e di Fukushima (marzo 2011).

In particolare, sul sottofondo della ricostruzione del disastro della Centrale giapponese di Fukushima si è svolta una narrazione drammatica dell’evento, alternata a notizie sui rifiuti radioattivi e sulla loro difficile gestione.

La trasmissione ha evidenziato in maniera oltremodo efficace la pericolosità dell’energia atomica e la disarmante debolezza dell’uomo nel maneggiarla e nel porre riparo alla sua forza dirompente.

Il filmato ripercorrendo le varie tappe del disastroso incidente ha evidenziato tutto quanto può accadere in grandi impianti deputati allo sfruttamento dell’energia atomica durante situazioni critiche. Il concorso di eventi naturali catastrofici, coniugato all’errore umano nella realizzazione degli impianti stessi e dei loro sistemi di sicurezza, l’errore umano nella gestione di eventi critici di grande portata, come appunto quelli connessi a disastri nucleari, rappresentano quanto può ancora accadere in siti di enormi dimensioni deputati alla gestione dell’atomo.

Il filmato ha confermato la pericolosità assoluta delle centrali nucleari deputate alla produzione di energia elettrica e la fondatezza dei referendum italiani che hanno posto fine definitivamente a questa tipologia di impianti. Ci sono voluti due immani catastrofi per arrivare a questo risultato, ottenuto con due referendum, il primo dopo Cernobyl e il secondo dopo Fukushima, quando il tentativo di tornare alle centrali nucleari si era ripresentato con forza, sostenuto da molta politica, da stampa di regime e con la collusione anche di eminenti personaggi della medicina che avrebbero fatto miglior figura a tacere.

Tutto questo è passato, la favola della sicurezza e della economicità di questa forma di produzione di energia elettrica appartengono ad un immaginario remoto.

Oggi restano i danni di quei tentativi perpetrati anche in Italia con le 4 centrali atomiche di Trino Vercellese, Caorso, Latina e Garigliano, che  ripropongono in senso opposto i supposti vantaggi sbandierati dai sostenitori del nucleare: sicurezza ed economicità.

 Sì perché la gestione dei rifiuti nucleari delle centrali dismesse rappresenta un problema enorme che ribalta gli antichi enfatizzati vantaggi.

Lo smaltimento delle scorie radioattive è onerosissimo e la sicurezza dei depositi tutta da dimostrare.

In particolare questo vale per l’ennesimo progetto Enel sul versante dell’atomo: la realizzazione di un unico deposito nazionale per accogliere tutte le scorie radioattive (95.000 mc a bassa ,media e alta attività) prodotte sul territorio  italiano,  il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi. Una proposta ancora una volta dalle mille ombre, specie per quanto riguarda la scelta del sito e la sicurezza

La trasmissione di Tozzi ha ben evidenziato la pericolosità delle Centrali nucleari quando erano in funzione, ma non ha fatto cenno ai rischi connessi ai siti di stoccaggio dei rifiuti radioattivi.

Ha enfatizzato il lavoro di Sogin, ha descritto le modalità attraverso le quali è stata stilata la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad accogliere il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi, ma non ha fatto alcun cenno ai rischi connessi. Anzi è stata presentato come esempio di felice convivenza fra deposito di scorie radioattive e contesti rurali deputati alla produzione di champagne, il distretto francese dell’ Aube. Tutto in una smagliante cornice di paesaggi verdi, assolati, curatissimi. Soltanto qualche tumore polmonare in più: poca cosa, ben sopportabile a fronte dei compensi economici devoluti.

Sarebbe stato forse utile fornire qualche spiegazione in più sull’aumento della incidenza dei tumori polmonari in quella zona e sui rischi ambientali da contaminazione prodotta dallo stoccaggio radioattivo.

Sarebbe inoltre stato corretto chiarire che il sito  francese accoglie soltanto rifiuti di bassa attività e che l’area di competenza  comprende appena 3.000 abitanti. In particolare il deposito è situato nei dintorni di Soulaines-Dhuys, piccola cittadina di appena 300 anime .

Attualmente dati riguardanti lo stato di salute di tutti i siti in cui gravitano depositi radioattivi non sono ancora di grande rilievo quanto a quantità, ma gli studi specifici in corso sono molti e dai risultati finora disponibili il rischio ambientale per la salute è concreto.

Ancora poco sappiamo di eventi acuti o catastrofici rilevati a carico dei depositi esistenti, ma il rischio di contaminazione cronica è ben descritto e gli studi sulle cause sono oggetto di forte interesse per gli scienziati del settore. In particolare la tenuta dei recipienti e delle strutture di contenimento delle scorie lasciano molti dubbi a causa del lunghissimo periodo di funzionamento cui saranno sottoposti, dati i tempi biblici di dimezzamento del materiale radioattivo.

La trasmissione di rai3 è stata utile: ha ribadito che dalle centrali nucleari conviene stare lontano, ma non ha chiarito quanto dobbiamo stare lontano dai siti di deposito dei rifiuti radioattivi, che contengono quantità di materiale radioattivo enormemente superiore rispetto alle singole centrali nucleari, anche le più potenti.

 Da questo punto di vista la trasmissione è stata carente e l’endorsement a Sogin con l’esempio francese azzardato.

firma di giorgio