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IN ATTESA DELLE SORPRESE SULLA CNAI

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Da alcuni rumors si apprende che a breve, forse addirittura il 6 luglio, sarà pubblicata la CNAI, la Carta Nazionale delle Aree Idonee ad accogliere il Deposito Nazionale Unico dei rifiuti radioattivi italiani.

Questo documento è il parto della CNAPI, la Carta Nazionale della Aree Potenzialmente Idonee ad accogliere il Deposito Nazionale.

Tutto questo avviene con il solito italico ritardo, usuale quando si trattano i temi più scottanti. E’ uno sport diffusamente praticato dai nostri politici, quello di rimandare all’infinito le soluzioni ai veri problemi nazionali, quelli difficili da risolvere, nella speranza che qualcosa accada o che un miracolo possa risolvere, al di là dell’impegno politico, in genere scarso e inconcludente, il problema del momento.

A volte viene in aiuto la caduta di un governo, che salvificamente esautora la maggioranza dimissionaria dalle responsabilità su determinate questioni di fondo, salvo proiettarla subito dopo nel ruolo di critico feroce o austero censore dei ritardi e delle mancanza di decisioni sugli stessi problemi da parte del nuovo establishment. A volte intervengono altri soprannaturali eventi, che di fatto aboliscono il problema o determinano guai giudiziari o abnormi irregolarità da parte dei responsabili coinvolti nella gestione,  tali da relegare la soluzione a nuovi successivi governi, se non alle generazioni future. E si potrebbe proseguire con una moltitudine di esempi storici della nostra politica, che ci ha abituato con nonchalance a eliminare i problemi che non sa affrontare, relegandoli, a poco a poco e con sopraffina capacità, nel dimenticatoio.

La realizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi rappresenta emblematicamente uno dei classici tormentoni della politica italiana.  La direttiva europea  n 70/EURATOM del 2011 ci obbligava fin d’allora a mettere mano  alla gestione dei rifiuti radioattivi, che vedono come punto cruciale lo smaltimento dei rifiuti ad alta attività, rappresentati principalmente dalle scorie radioattive derivanti dalla dismissione delle vecchie centrali nucleari.

La Sogin, deputata al problema, fino dal 2014 aveva messo mano al Programma Nazionale di smaltimento in sicurezza dei rifiuti radioattivi, riuscendo a pubblicare soltanto nel gennaio 2019 la CNAPI, primo passo attuativo del Programma.

Successivamente occorreva dare seguito alla Consultazione Pubblica, specificamente prevista dalla normativa,  per recepire le osservazioni dei portatori di interesse pubblici e privati dei territori inseriti nella CNAPI e per poter procedere di concerto ad una proposta condivisa  della CNAI, da inviare al ministero competente per la definitiva approvazione. Dalla lista delle aree effettivamente e non più potenzialmente idonee, si sceglierà in via definitiva il sito in cui realizzare il Deposito Nazionale.

Si tratta di un argomento  scottante, in grado di suscitare malcontento, critiche e magari anche forti contestazioni,  tutto a scapito del consenso politico di chi ne è responsabile nel momento della scelta finale.

Finora tutto è andato a rilento e la politica si è poco esposta sull’argomento, lasciando alla parte tecnica degli enti preposti la gestione  del problema.

La parte tecnica, Sogin in testa, ci ha messo del suo per complicare lo scenario, a partire dalla proposta della CNAPI, fortemente criticata da  tutti gli stakeholder che hanno partecipato alla Consultazione  Pubblica,  culminata con il Seminario Nazionale, che sarebbe dovuto essere il momento cruciale del confronto tecnico fra le parti  interessate e quelle proponenti, Sogin in testa.

Il Seminario aveva infatti lo scopo di produrre una proposta di CNAI,  derivante dal confronto di opinioni e valutazioni tecniche fra le parti interessate.

Ma da subito si sono evidenziate le notevoli distanze di vedute e il forte contrasto in termini tecnici fra le  proposte di Sogin e le analisi dei rappresentanti delle aree potenzialmente idonee.

Come anche era logico aspettarsi, la CNAPI ha indotto notevoli preoccupazioni e dubbi per i 67 siti indicati  sul territorio nazionale, dando la stura a numerose iniziative di contrasto, sostenute fino ad oggi prevalentemente da parte dei Comitati e della Associazioni territoriali, molti dei quali costitutiti ad hoc, e molto meno dai Comuni interessati, specie per quanto riguarda la Provincia di Viterbo, che pure è la più gettonata.

L’approvazione della CNAI ha subito, quindi,  i soliti notevoli ritardi, in questo caso legati anche alle ombre sul comportamento della Sogin,  accusata di aver sperperato le enormi somme messe a disposizione per lo smantellamento e la messa in sicurezza delle vecchie centrali nucleari, criticata per la superficiale gestione della sicurezza dei dati relativi al Programma di Nazionale di Smaltimento dei Rifiuti Radioattivi attaccati dagli Hackers, e costretta alla defenestrazione di personaggi di spicco della sua organizzazione, a partire dal responsabile tecnico del Seminario Nazionale.

Ne è derivato un comportamento scriteriato da parte di Sogin, caratterizzato da una sorta di proterva impenetrabilità  ad accettare le critiche ed un confronto leale e costruttivo nel corso del Seminario Nazionale rispetto agli oltre 300 stakeholder pubblici e privati che hanno presentato le osservazioni.

Alla fine tutti sono rimasti sulle proprie posizioni e la Sogin ha depositato una proposta di CNAI in maniera del tutto autonoma, sorda a qualsiasi richiesta di variazione delle controparti.

Pertanto,  anche questa volta serve un miracolo, senza il quale sarà difficile uscire dalla situazione di stallo nella quale i ministeri e le istituzioni coinvolti si trovano impelagati.

All’esterno l’aria è rovente, l’attesa è trepida e i ricorsi innescati contro la CNAPI sono in attesa di risposte, che opportunamente vengono rimandate nell’ottica di valutazioni incrociate di competenze e di regie che devono soddisfare divergenti esigenze. Da una parte è obbligatorio ormai rispondere alle direttive europee in materia, facendoci perdonare ritardi non più giustificabili, dall’altra occorre identificare chi sarà il destinatario finale del pacco regalo, tenendo nella giusta considerazione il valore politico della scelta e semmai, magari proprio infine,  la correttezza anche tecnica della decisione finale.

Sarà interessante seguire la vicenda e vedere come se ne uscirà, tenendo conto del punto cui si è giunti e ancor di più delle modalità che hanno segnato fin qui il cammino tecnico-politico.

Vale la pena al riguardo rileggere le parole esatte di Sogin, pubblicate sul sito depositonazionale.it,  riguardo alla proposta della CNAI.

Dal sito ufficiale di Sogin si legge testualmente:” Come previsto dal D. lgs. 31/2010 e ss.mm.ii.., dopo il Seminario Nazionale, Sogin ha raccolto le ulteriori osservazioni trasmesse​ formalmente dai soggetti portatori di interessi qualificati e ha redatto la proposta di CNAI, Carta Nazionale delle Aree Idonee. 

La Proposta della CNAI (Carta Nazionale Aree Idonee) è stata poi inviata da Sogin al Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) il 15 marzo 2022. 

Acquisito il parere tecnico dell’ente di controllo l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN), il Ministero della Transizione Ecologica la approva definitivamente, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (oggi Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili). La versione definitiva della CNAI sarà quindi il risultato dell’integrazione nella CNAPI dei contributi emersi e concordati nelle diverse fasi della Consultazione Pubblica”.

Il testo riportato dovrebbe fotografare lo stato dell’arte, ad oggi, della vicenda.

 In realtà si tratta di una descrizione “ideale”, quasi favolistica dello svolgimento degli eventi, dal momento che le cose non stanno esattamente come  il sito le riporta. Chi ha partecipato o assistito con interesse alla Consultazione Pubblica e allo svolgimento del Seminario Nazionale ha potuto apprezzare la disinvoltura con la quale Sogin,  ben contornata da “esperti” di fiducia, sia stata capace di  aggirare i veri contenuti della procedura, vanificando di fatto l’obbiettivo che doveva essere raggiunto: appunto una definizione della CNAI condivisa. In realtà si è trattato di un sceneggiata, che rispettando in apparenza la procedura di evidenza pubblica, ha di fatto gabbato gli sforzi dei 300 stakeholder pubblici e privati che hanno partecipato al Seminario.

Il risultato finale è stato che tutte le osservazioni sono state respinte al mittente e che vale soltanto il parere di Sogin, ben coadiuvato da una serie di endorsment da parte di personaggi espressamente invitati alla bisogna. Il contraddittorio non vi è stato, né si è concretizzata una risoluzione finale o un documento sottoscritto che sancisse le diverse posizioni dei partecipanti o una proposta  di CNAI almeno in parte condivisa. Sogin, giudice unico della discussione, in assenza di un ente terzo di controllo quale garante, ha proceduto per la sua strada ed ha inviato la “sua” proposta di CNAI ai ministeri competenti.

A fronte di questo atteggiamento da alcuni Comitati della Provincia di Viterbo è stata ufficialmente richiesta ai Ministeri di riferimento e alla stessa Sogin  la copia della proposta di CNAI corredata dalla documentazione di supporto. Nessuna risposta. Il MITE ha fornito esclusivamente una piantina con le Aree rimaste nella CNAI; praticamente quasi tutte le aree potenzialmente idonee della CNAPI sono state confermate(58 su 67). Tutte e 22 le aree della Provincia di Viterbo sono state confermate come idonee ad accogliere il Deposito Nazionale.

A fronte dell’inerzia dei Ministeri, i Comitati che già avevano aderito ad un ricorso al TAR  contro l’approvazione della CNAPI, hanno proceduto ad un ulteriore ricorso per ottenere ufficialmente la proposta della CNAI e la documentazione d’appoggio, ritenendo che la proposta non abbia tenuto nel dovuto conto le centinaia di osservazioni prodotte da Comitati e Comuni partecipanti al Seminario Nazionale.

 Tutto questo in palese contrasto con le rassicuranti affermazioni di Sogin, affidate al menzionato testo comparso sul sito depositonazionale.it.

La proposta della CNAI non è infatti “... il risultato dell’integrazione nella CNAPI dei contributi emersi e concordati nelle diverse fasi della Consultazione Pubblica”,  ma il prodotto autarchico del pensiero Sogin sull’argomento, per nulla intaccato dall’immensa mole delle osservazioni degli stakeholder.

A meno dell’ autocandidatura di qualcuna delle aree indicate nella CNAI, oggi improbabile , è  verosimile che il Ministero dell’Ambiente vorrà tutelarsi e approvare un documento che apra la strada ad altre autocandidature da parte di aree diverse da quelle della CNAPI e della CNAI, delle quali sporadicamente si sente parlare. Né è improbabile che nell’ambito di un’ applicazione della procedura di VAS al processo di identificazione delle aree idonee, si possano seguire altre strade ignorate volutamente da Sogin, ma previste dalla nuova Guida Tecnica 30 di ISIN, come ad esempio la possibilità di stoccare i rifiuti ad alta attività nelle sedi delle vecchie centrali nucleari in dismissione.  Se così fosse, si paleserebbe con la massima  evidenza la complessiva inadeguatezza della metodologia di Sogin, denunciata in sedi pubbliche e giudiziali dai partecipanti al Seminario Nazionale.

Se così fosse staremmo per assistere ad un altro miracolo italiano, a dimostrazione ancora una volta che in questo Paese si può rendere facile il difficile, attraverso l’inutile.

Prof. Angelo Di Giorgio

Consigliere di minoranza del Comune di Montalto di Castro