21 aree idonee ad accogliere il Deposito Nazionale sono state confermate nella Provincia di Viterbo. Corrispondono al 42 % di tutte le aree nazionali, situazione che dal punto di vista meramente statistico è peggiorativa rispetto alla originale CNAPI, nell’ambito della quale la percentuale si attestata al 32,8%.
Questo significa che il rischio per la Tuscia è aumentato e che nessun effetto hanno determinato le osservazioni proposte al Seminario Nazionale.
Dal punto di vista pratico restano in piedi soltanto i ricorsi al TAR proposti da alcuni Comitati e sottoscritti soltanto da due comuni.
Tutto in assenza di una posizione politica chiara sia della Provincia che della Regione.
Si sente la esigenza di coinvolgere i Sindaci della Provincia. Cosa giustissima. Ma esiste l’organo provinciale ed in particolare l’Assemblea dei Sindaci che già da tempo avrebbe potuto far sentire la propria voce, unanime; ma ad oggi tutto tace.
Sarebbe utile una posizione forte della Regione, ma a quanto si evince dagli eventi e dalle recensioni, ci si limita, da parte del Governatore della Regione, ad augurarsi che nessun sindaco della Provincia si faccia avanti, come quello di Trino Vercellese.
La possibilità di autocandidature risulta ulteriormente pericolosa per la Provincia di Viterbo, dove, in assenza proprio di una posizione unanime, qualche sindaco, specie fra quelli dei 14 comuni interessati dalla CNAI, allettato dai supposti vantaggi economici potrebbe farsi avanti dando concretezza a quella spavalderia concessoria che si sta diffondendo in ottica ambientalista, come il caso delle nuove discariche o degli impianti FER.
L’autocandidatura extra-CNAI di qualche altro fra i 7.900 comuni italiani è improbabile, dal momento che la conoscenza del problema non esiste in maniera diffusa a livello delle varie amministrazioni comunali, fatto che non dà tempo a qualche benintenzionato di capire la questione e magari immaginare di autocandidarsi.
Resta, invece, poco battuta l’ulteriore alternativa, rappresentata dalle varie alternative proposte dalla Guida Tecnica 30 dell’ISIN, che prevede la possibilità di permanenza in sicurezza dal materiale radioattivo nelle sedi delle vecchie centrali o dei siti di stoccaggio in uso.
Ma è chiaro che oggi, come avevamo ben intuito, persa praticamente la battaglia delle ragioni tecniche, non resta che la politica, la quale come spesso accade colpisce dove è più facile.
Stando alle esperienze del passato, vedi la Centrale Nucleare prima e quella policombustibile poi di Montalto di Castro, l’attuale assalto incontrastato delle FER e il problema della espansione delle discariche, la Provincia di Viterbo ha sempre perso.
La politica ha dunque in mano la situazione e la responsabilità della soluzione, al di là dei
ragionamenti tecnici.
A fronte di un problema di questa rilevanza, l’onere sarà a carico della politica che conta e del governo, ma tutto questo non impedisce ai responsabili dell’altra politica, quella locale e provinciale, di fare la propria parte , come è avvenuto nel resto d’Italia, e di provare anche se tardivamente a farsi sentire. Forse anche per questo sono stati eletti.
Angelo Di Giorgio