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IL SORVOLO DEL DRONE SUL CENTRO RICERCHE DI ISPRA SOLLEVA DUBBI SULLA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI NUCLEARI

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COMITATO per LA SALVAGUARDIA del TERRITORIO di CORCHIANO e della TUSCIA Via Civita Castellana 51, 01030 Corchiano (VT)

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La notizia che un drone di possibile origine russa abbia sorvolato il centro ricerche di Ispra è ormai nota, meno noto è il fatto che in quel centro c’è un reattore nucleare di ricerca in via di dismissione. Tale reattore, inattivo da qualche decennio, oggi è gestito da Sogin ed è sede temporanea di deposito rifiuti radioattivi.

È anche tristemente noto che gli impianti nucleari sono obiettivi primari durante i conflitti bellici, prove di questo particolare interesse da parte degli eserciti per questo tipo di impianti le abbiamo nel presente e anche recente passato: durante la guerra in Ucraina, ad esempio, l’esercito russo ha iniziato l’invasione del territorio piazzando una testa di ponte a Chernobyl, nel primo giorno di guerra è stato bombardato il sito di smaltimento delle scorie radioattive della filiale di Kiev della società statale specializzata Radon, la centrale  nucleare di Zaporižžja è stata ed è teatro di battaglia. Passando ad un’altra guerra attuale mi permetto di ricordare che l’esercito israeliano ha più volte condotto attacchi missilistici contro gli impianti nucleari iraniani.

L’interesse per gli impianti nucleari italiani da parte di nazioni che oggi non sono particolarmente amiche non si ferma all’evento recente del sorvolo del drone sul centro ricerche europeo, infatti, nel 2021 un gruppo di hackers russi ha rubato 800gb di dati alla Sogin per poi rimetterli all’asta su un sito russo. La notizia è passata velocemente nel dimenticatoio e attualmente non si sa che fine abbiano fatto questi dati o quale piega abbia preso la vicenda, per quel che ne sappiamo i giornali non ne hanno più parlato.

Di seguito riporto le dichiarazioni del Ministro della Difesa Guido Crosetto in merito alla vicenda dei sorvoli di droni sul centro ricerche di Ispra, le quali sollevano un allarme molto simile a quello che più volte abbiamo sollevato noi Comitati sia durante la consultazione pubblica e sia durante le varie attività di informazione che svolgiamo sul nostro Territorio:

Sono anni che sollevo l'attenzione e lancio allarmi, a volte inascoltato, e in ogni occasione possibile,  per mettere sotto i riflettori quanto accade - aggiunge - E' in corso  una guerra ibrida. Pericolosa quanto sotterranea, costante e  asfissiante quanto quotidiana, che è fatta da un mix di attacchi cyber mirati, reclutamento di attivisti (traduco: persone a libro paga di  potenze o entità straniere e ostili), scientifiche e massicce campagne di disinformazione di massa, furti di tecnologie e brevetti militari e industriali, più molti altri atti ostili, perpetrati da più attori,  statuali e non. Ma, non a caso, quando parlo, fino allo sfinimento,  della necessità di difendere il nostro Paesele comunità cui  apparteniamo e le alleanze di cui facciamo parte, dico anche che non mi convince il termine riarmo e lo slogan Rearm Europe. E lo dico  proprio perchè la nostra difesa e la nostra sicurezza, nazionale e  collettiva, vanno garantite su più piani, compresi quelli della guerra ibrida e non solo quelli tradizionali, i quali pure restano i più  evidenti davanti gli occhi di tutti". 

Adesso che la procedura di selezione del sito per la realizzazione Deposito nazionale si sta avviando alla Valutazione Ambientale Strategica – VAS come sarà considerata la sicurezza di chi dovrà vivere vicino a questo impianto che sarà sicuramente facile obiettivo militare?

Le popolazioni che, se realizzato questo tipo di progetto, dovranno vivere inevitabilmente accanto a questi rifiuti sono considerate sacrificabili?

In un momento di crisi internazionale e di riarmo è ancora attuabile il programma che vede la realizzazione di un impianto di superficie per il contenimento di 95000 metricubi di rifiuti radioattivi?

È strategicamente conveniente rendere noto al mondo il luogo dove collocheremo per 350 anni i nostri rifiuti radioattivi?

È conveniente posizionare un obiettivo militare di questa portata a pochi chilometri dalla capitale?

Le compensazioni economiche previste dalla legge 31/2010 copriranno il costo del sacrificio?

Tutte queste domande, più volte poste da noi Portatori di Interesse alle Istituzioni e all’attenzione di Sogin e Isin, durante la consultazione pubblica e il  Seminario nazionale, oggi più che mai, dovranno trovare inevitabilmente risposte dalla Valutazione Ambientale Strategica perché, per usare le stesse parole del Ministro Crosetto, abbiamo la “necessità di difendere il nostro Paese e  le comunità cui  apparteniamo”.

 

Il Presidente

Rodolfo Ridolfi

 

Cartina degli impianti nucleari italiani

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