Inizia fra sospetti e contrasti la procedura di VAS( Valutazione Ambientale Strategica) riguardante la proposta della CNAI, la Carta Nazionale delle Aree Idonee ad accogliere il Deposito Nazionale unico dei Rifiuti radioattivi.
La prima fase di questa procedura contempla una consultazione, quale base di confronto finalizzata sostanzialmente alla regolamentazione “condivisa” del metodo da seguire per verificare la modalità e i temi di cui tener conto nell’applicazione della procedura di VAS.
Saranno quindi indicati i temi ritenuti necessari alla verifica della proposta, tenendo conto di quanto finora accaduto intorno al problema, a partire dai risultati del Seminario Nazionale del 2021 e dai contenuti delle osservazioni presentate allora dagli stakeholder pubblici e privati che vi parteciparono.
Alla consultazione sono invitati a partecipare i SCA, i soggetti competenti in materia ambientale, di cui esiste un elenco formalizzato dal MASE.
Ufficialmente la richiesta di partecipazione risulta rivolta alle Regioni, alle Province e ai Comuni direttamente coinvolti nella proposta di CNAI.
Vengono di fatto esclusi tutti quegli stakeholder, rappresentati dai Comitati, Associazioni e nel caso del Viterbese anche dai Biodistretti, che hanno massimamente contribuito con partecipazione attiva e documentazione tecnica alla Consultazione Pubblica culminata con il Seminario Nazionale.
Questi troveranno audizione in una seconda consultazione, che fra alcuni mesi metterà a confronto i Ministeri Competenti, Sogin, Isin e i rappresentanti dei territori, analogamente a quanto già avvenuto per il Seminario Nazionale.
Ma quando questo accadrà, le regole saranno già state scritte proprio in base alla prima consultazione, e cioè in assenza del contributo dei rappresentanti dei territori, configurando già questo un vulnus per gli interessi delle aree ritenute idonee facilmente comprensibile.
Di fatto si ripristina quella situazione di disparità già sperimentata nel Seminario, dove le regole del confronto sono stabilite unilateralmente, ponendo il proponente, il MASE, in una situazione di evidente vantaggio e favorendo quella situazione di corrispondenza fra controllato e controllore che rende opaca la procedura.
Va, inoltre, sottolineato che erano consentiti soltanto 30 giorni per poter fornire la documentazione contenente i pareri tecnici e che il termine di presentazione era fissato per il 26 dicembre.
E’ pur vero che un ordine del giorno della Camera dei Deputati, recentemente, aveva tentato di prolungare di ulteriori 30 giorni il tempo utile alla partecipazione. Ma si è trattato di un tentativo senza alcuna possibilità di attuazione tecnico-pratica e così chi ha inteso partecipare ha dovuto attenersi all’indicazione dei 30 giorni, che peraltro scadevano nel bel mezzo del periodo natalizio, rendendo ancora più ostica la partecipazione, stante anche i gravosi impegni delle Amministrazioni citate nell’approvazione dei bilanci a fine d’anno.
A rendere ancora più inquieti i territori, contribuiscono anche le critiche da più parti mosse nei confronti della composizione della Commissione VIA Vas, recentemente ampiamente rinnovata, con nomine ritenute più frutto di scelte politiche che di significato tecnico, come anche rimarcato da diversi articoli di stampa.
Tutto questo non ha contribuito a placare i sospetti dei territori, memori di quanto accaduto nel Seminario Nazionale, dove Sogin, in maniera autarchica ha gestito l’evento e, ignorando i 300 documenti tecnici presentati dagli stakeholder di tutta Italia, ha proceduto ad una proposta di CNAI non condivisa. Fatto che ha indotto molti di essi, comprese la Provincia di Viterbo e la Regione Lazio, ad una posizione di netta contrarietà alla CNAPI/CNAI e al ricorso al TAR, anche per la negazione dell’accesso agli atti alla base dell’ autarchica proposta di CNAI da parte di Sogin.
Appena la procedura di VAS è stata annunciata, il clima di sospetto, nella memoria di quanto accaduto nel Seminario Nazionale e dei ricorsi in essere, ha suscitato l’interesse e la preoccupazione dei rappresentanti (non istituzionali) dei territori.
In primis, il fatto di non essere ammessi alla consultazione è stato mal digerito e, al di là del riconoscimento da parte dei ministeri competenti dei soggetti con competenze in materia ambientale, per alcune tipologie di stakeholder, nati espressamente per perseguire temi ambientali, l’esclusione appare non giustificata.
I Biodistretti viterbesi non potevano che criticare la loro esclusione, posto che per altre tematiche ambientali, come quelle inerenti le discariche nella Tuscia, sono stati, invece, riconosciuti competenti.
Inoltre, poco comprensibile risulta ancora una volta la mancata fornitura della documentazione di base citata nel “Rapporto Preliminare “ del MASE, riguardante la nuova metodologia dell’Ordine di Idoneità, il parere dell’Isin sulla proposta della CNAI, i nuovi parametri aggiunti e le nuove metodologie di classificazione adottate da SOGIN, con i quali è stata definita la nuova proposta di CNAI inviata al Ministero il 30 ottobre 2023.
L’impossibilità di accesso a questi documenti limita l’analisi del Rapporto Preliminare e mina il valore delle proposte dei soggetti invitati alla consultazione. Fatto che ha indotto la Provincia di Viterbo alla richiesta di accesso agli atti sopra citati.
Persiste, quindi, ed anzi si aggrava lo stato di disagio e di sospetto da parte dei soggetti impegnati nella consultazione, che si trovano a riproporre tutti i temi finora ignorati dal sistema Sogin e MASE, riguardanti le carenze metodologiche per la scelta delle aree idonee, le incongruenze rispetto alle normative vigenti, l’assenza di valutazione dei rischi sanitari e sull’ecosistema, l’omissione di qualsiasi valutazione sui potenziali danni all’economia distrettuale, la carenza di opzioni tecniche e logistiche alternative al deposito unico.
L’iter di sottoposizione della proposta di CNAI alla procedura di VAS è iniziato, quindi, in un clima conflittuale, sul metodo ancor prima di entrare nel merito.
Ai fini della trasparenza necessaria ed ineludibile nella trattazione di un problema di tale rilevanza, in grado di modificare per sempre la connotazione e la vocazione di interi territori, dobbiamo auspicare una netta inversione di tendenza da parte dei soggetti istituzionali responsabili in materia.
Si dovrà evitare quanto finora è stato registrato sulla conduzione della progettualità legata allo smaltimento in sicurezza dei rifiuti radioattivi, tenendo presente in maniera concreta gli interessi dei territori coinvolti, la necessità della massima trasparenza, la tutela ambientale, le possibili alternative.
La Provincia di Viterbo, che risulta oggi quella a maggior rischio, detenendo il maggior numero di aree idonee ( 21 su 51), non è idonea, alla luce delle valutazioni tecniche prodotte al Seminario Nazionale, ad accogliere il Deposito Nazionale unico dei rifiuti radioattivi.
Ulteriori indagini aggiornate confermano ulteriormente la complessiva inidoneità. Ma il problema è di tale entità e gli interessi in gioco talmente rilevanti che occorrerà un’enorme dose di coraggio e di determinazione per far prevalere la ragione. In questo sarà necessario il contributo ineludibile della politica, perché troppo spesso la ragione basata sui dati tecnici soccombe ad altri interessi di ordine politico ed economico.
L’Europa esige risposte in merito, la legge esige che venga trovata una soluzione alla gestione dei rifiuti radioattivi, le popolazioni esigono e meritano la soluzione più garantista.
L’opposizione unanime al progetto Sogin è un fatto e risponde a ragioni di ordine tecnico.
E’ auspicabile che il sentimento dei territori, la ragione politica e le valutazione di ordine tecnico concorrano alla migliore e più accettabile soluzione, che sembra essere sempre più lontana da quella di un deposito unico, che accoglierebbe indistintamente rifiuti a bassa, media e alta attività.