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LA CARTA NAZIONALE DELLE AREE IDONEE : INIZIO CONTRASTATO DELL’ITER DI APPROVAZIONE.

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L’attuazione del Programma Nazionale di smaltimento dei rifiuti radioattivi è giunta alla fase che prevede l’approvazione definitiva della Carta Nazionale delle Aree Idonee ad accogliere il Deposito Nazionale unico dei rifiuti radioattivi.

I SCA, i soggetti competenti in materia ambientale, sono stati invitati a partecipare ad una consultazione finalizzata a stabilire in maniera concordata la modalità di sottoposizione della contestata proposta di CNAI, prodotta da Sogin al termine del Seminario Nazionale e riproposta dal MASE, alla procedura di valutazione Ambientale Strategica (VAS).

In particolare sono stati invitati a partecipare la Provincia di Viterbo, la Regione Lazio e i 14 Comuni del viterbese, nel cui territorio sono incluse le 21 aree fino ad oggi identificate  come idonee dalla proposta di CNAI.

Al termine della procedura si avrà una versione definitiva della CNAI, che identificherà i siti idonei sui quali convergerà il lavoro delle commissioni previste dal DL 31 /2010 per arrivare alla identificazione dell’unico sito che accoglierà il DN PT.

La partecipazione alla consultazione prevede la valutazione di un documento, il Rapporto Peliminare, proposto dal MASE, in base al quale  i SCA dovranno fornire indicazioni riguardo alle modalità di applicazione della procedura di VAS. In sostanza si tratta di concordare una modalità di applicazione della procedura, allo scopo di attuare le opportune verifiche tecniche ed identificare i temi di approfondimento necessari per ottenere una proposta finale derivata da una metodologia condivisa.

Il rapporto preliminare cita una serie di documenti la cui conoscenza risulta indispensabile per poter espletare il compito previsto per i SCA partecipanti alla consultazione.

Questa documentazione, irreperibile sui siti ufficiali, è stata richiesta ufficialmente al MASE dai SCA ed anzi da parte di alcuni Comuni e dalla Provincia non solo è stata inoltrata la richiesta ufficiale, ma,  a fronte dell’inerzia del MASE,  è stato anche inoltrato ricorso al TAR Lazio per l’accesso agli atti.

Questo anche a tutela per eventuali carenze nelle osservazioni che i SCA hanno dovuto inviare entro il termine del 26 dicembre 2024.

A fronte delle reiterate richieste, il 22 gennaio, quindi molto dopo la presentazione delle osservazione dei SCA, è stato inviato dal MASE un documento che dovrebbe rappresentare la risposta alle richieste documentali citate.

E’ sorprendente verificare come il contenuto del documento eluda tutte le specifiche richieste inoltrate dai SCA. Si cita infatti una lista di  10  documenti, con tanto di link,  reperibili sul sito ufficiale di Sogin (depositonazionale.it).

Si tratta di una documentazione datata, riferibile sostanzialmente agli esiti del Seminario Nazionale, e già nota a tutti i partecipanti  allo stesso Seminario. Documentazione che nulla ha a che fare con quella richiesta dai SCA,   che risulta successiva rispetto a quella inviata in risposta dal  MASE.

Si configura un atteggiamento che presenta inquietanti analogie con quello di Sogin e del MITE, che in precedenza hanno reiteratamente rifiutato di corrispondere ai partecipanti al Seminario Nazionale gli atti documentali che erano alla base della proposta di CNAI, prodotta da Sogin e acquisita  successivamente dal MASE.  Fatto che ha indotto gli stakeholder pubblici e privati della Tuscia, compresa la Provincia di Viterbo, al ricorso al TAR per il mancato accesso agli atti, dovuti, posto che la proposta di CNAI da parte di Sogin doveva essere condivisa con i partecipanti al Seminario Nazionale.

Questo inspiegabile comportamento, non in linea con i diritti di trasparenza  anche previsti dalla Convenzione di Aarhus e citati dallo stesso MASE e Sogin, ma non applicati, non sembra il miglior viatico per quella condivisione di metodi e contenuti  necessaria per espletare, ognuno nel proprio ruolo, il complesso e potenzialmente divisivo iter per la identificazione del sito del Deposito Nazionale.

I ricorsi in atto stabiliranno la corretta applicazione dei diritti, ma è auspicabile che le parti in causa, coinvolte nella gestione di un problema che ad oggi presenta aspetti tecnici suscettibili di obbiettive ragioni di discussione e non universalmente codificati, possano iniziare un iter di collaborazione utile alla  migliore decisione definitiva.

firma di giorgio