Dopo le ineffabili risposte dell’AD Sogin, Emanuele Fontani, nel corso dell’audizione di fronte alla Commissioni Ambiente e Attività parlamentari del 6 aprile, si delinea sempre con maggiore chiarezza la strategia dell’Enel riguardo alla scelta del sito per la realizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi.
Il Deposito sarà realizzato nel Lazio, perché “Baricentrico”. La scelta è chiaramente legata a valutazioni di opportunità economica: una sede nel centro Italia è strategica per il conferimento delle scorie dai vari depositi temporanei sparsi sul territorio italiano. Quindi minori spese, posto che la quantità del materiale da stoccare è enorme e che il trasporto di materiale radioattivo è molto complesso e obbliga al ricorso a trasporti speciali, con tutti i problemi che ne derivavano.
Pertanto risparmiare e semplificare è l’unica direttiva di marcia dell’Enel: tutto il resto non conta; lo stato di salute e gli interessi economici dalle popolazioni coinvolte hanno poca valenza rispetto agli interessi di semplificazione e oggi anche di urgenza che sottendono la scelta strategica dell’ENEL.
Se si valuta con un minimo di obiettività la relazione CNAPI si evince che la scelta ulteriore, una volta identificato il Lazio come papabile, verterà sulle aree con maggior score di idoneità e Montalto è il Comune più dotato, secondo gli autoreferenziali criteri della Sogin.
Il risultato di questa semplice equazione è che Montalto è nel mirino della SOGIN.
Le esternazioni dell’AD, dal punto di vista della comunicazione sono censurabili: il fatto di aver chiaramente indicato il Lazio come regione privilegiata e i dati della CNAPI che indicano Montalto di Castro come il Comune che vanta il triste primato del maggior numero di aree a massimo punteggio di idoneità avrebbe dovuto far riflettere l’Ing. Fontani sulle conseguenze di queste esternazioni.
Basta un minimo di applicazione per comprendere la pericolosità e il danno potenziale derivato da queste anticipazioni. Innanzitutto esse dimostrano che la indicazioni di 67 siti plausibili è priva di qualsiasi fondamento: l’ esclusione delle isole ,dei siti delle dismesse centrali nucleari e di tutte le aree a rischio sismico, anche quello di minore rilevanza, per fare gli esempi più eclatanti, di per sé rende inutile tutto il lavoro di screening effettuato da Sogin, che ha valore esclusivamente di facciata.
Chi ha un minimo di buon senso e di preveggenza fa le sue valutazioni per l’oggi e per il futuro.
A fronte di queste esternazioni e di una minima conoscenza delle carte ( CNAPI per esempio), quale interesse potrebbe da oggi in poi nutrire qualche imprenditore che magari aveva in mente di investire nel territorio di Montalto nel campo turistico, edilizio o agroalimentare.
Quale interesse potrebbero oggi avere gli imprenditori già presenti nel territorio montaltese a continuare ad investire nelle proprie attività, che guarda caso sono in netto contrasto in prospettiva futura con la presenza di un gigantesco deposito di scorie Radioattive.
Chi potrà pensare di difendere i prodotti di qualità, il valore delle colture biologiche, i servizi turistici, in una zona che fatica ancora oggi a far capire che mai è stata nuclearizzata e che viene presentata alla opinione pubblica come sede ottimale per realizzazione del Deposito Unico delle scorie radioattive di tutto il territorio nazionale.
Grazie alle esternazioni improvvide del AD Sogin, è formalmente iniziata la campagna a favore della scelta di Montalto di Castro quale sede ideale del Deposito Nazionale e dell’Annesso Parco Tecnologico.
Fino ad oggi i Comuni si sono attivati per opporsi, in quanto molti della Provincia di Viterbo si vedono no a rischio, anche se presentano score di idoneità inferiori a Montalto. Se si fossero tutti coordinati in una iniziativa comune avrebbero avuto una forza straordinaria nell’opporsi alle valutazioni della Sogin. Avrebbero avuto maggiori risorse economiche per opporsi servendosi delle migliori competenze nazionali per contrastare con successo le strampalate scelte Sogin.
Questo non è accaduto e il futuro appare molto incerto. Basterà alla Sogin far trapelare qualche notizia confortante per i Comuni della Provincia che non sono nel suo mirino e magari dare qualche larvata indicazione sulla scelta definitiva per rompere ulteriormente il fronte della resistenza provinciale. Sarà quindi facile isolare il Comune sul quale convergono i veri interessi dell’Enel. A quel punto la lotta sarà impari, perché quel Comune, isolato dagli altri che si sentiranno sicuri di essere esclusi e magari allettati in qualche maniera da altri interessi, non avrà altre sponde che il proprio Sindaco e il proprio Consiglio Comunale e l’apporto di qualche comitato cittadino animato da buona volontà e scarse forze di penetrazione.
Non ci si potrà aspettare alcun aiuto dal Governo e tantomeno o dalla Regione. Se dopo la consultazione pubblica nessuno dei comuni interessati si farà avanti per candidarsi, come auspicato dall’AD Sogin, e tutti si opporranno la palla passerà nelle mani del Governo, che sceglierà di autorità. E il Governo non andrà troppo per il sottile: la necessità di accreditarsi ulteriormente presso l’Unione Europea che ha richiesto la realizzazione dei Depositi Nazionali e che si appresta ad erogare aiuti economici enormi all’ Italia, farà si che la scelta sia tempestiva e definitiva. Ovviamente il Governo avrà come referente ancora una volta l’unico Ente tecnico sul campo, la Sogin e quindi la scelta sarà considerata già fatta.
Mancano sei mesi al termine della consultazione pubblica: ancora ci sarebbe il tempo per poter unire le forze, ma questo dipende dai sindaci e soltanto da loro.
In ogni caso speriamo che almeno, anche se con azioni isolate, i rappresentanti delle Comunità della Provincia di Viterbo ci possano portare al secondo round di questo scontro che si presenta durissimo. Una volta superato il primo ostacolo della consultazione pubblica, sarà possibile programmare altre strategie o comunque tentare ulteriori linee di difesa.