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IL CONVEGNO DEL 15 OTTOBRE SUL DEPOSITO NAZIONALE: DUBBI E CERTEZZE

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Il 15 ottobre si è svolto presso la sede della Provincia di Viterbo il Convegno”Il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi e la Tuscia: una scelta impossibile”.

La manifestazione è stata indetta congiuntamente dal Presidente della Provincia e dai Comitati provinciali che si oppongono alla realizzazione del Deposito e che hanno presentato le osservazioni per il Seminario Nazionale.

I Comitati erano rappresentati da: Montalto Futura, Maremma Viva, Tuscia verde, Comitato  per la salvaguardia del territorio di Corchiano e della Tuscia, Italia Nostra(sez.Tarquinia),AICS(Associazione Italiana Cultura e Sport), il Sovrano Militare Ordine di Malta, L’Associazione Pro Loco Gallese, il Biodistretto della Via Amerina e della Forre.

All’incontro hanno partecipato anche i rappresentanti dei settori trainanti della economia locale: Confagricoltura e Confagricoltura Giovani, con i due Presidenti   Remo Parenti e Giorgio Grani, Federalberghi, rappresentata dal Presidente Pier Luca Balletti.

Al Convegno erano stati invitati politici di rango nazionale e regionale di tutte le forze politiche maggiormente rappresentative. In particolare sono intervenuti l’Assessora  alla Transizione Ecologica della regione Lazio Roberta Lombardi ( M5 Stelle), Enrico Panunzi Consigliere della Regione Lazio (PD), il Deputato Mauro Rotelli(FDI) e il senatore Umberto Fusco(Lega).

Hanno declinato l’invito il sottosegretario Francesco Battistoni (FI),il Presidente del Consiglio Regionale Bruno Astorre e  l’Assessore della Regione Lazio Massimiliano Valeriani (PD).

Sono stati invitati i Sindaci, vecchi e neoeletti della Provincia. E’ intervenuto anche Vittorio Sgarbi, nella veste di sindaco di Sutri.

Inoltre sono stati invitati anche il Presidente del Biodistretto della Via Amerina e della Forre, Famiano Crucianelli e l’avv. Angelo Annibali, relatore per i comuni di Montalto di Castro, Tuscania, Arlena e Tessennano, l’avv. Xavier Santiapichi per i Comuni di Corchiano, Gallese e Vignanello.

Lo scopo del Convegno era quello di informare sullo stato dell’arte circa l’operato della Sogin e i risultati delle osservazioni depositate dai Comitati e dai Comuni che hanno aderito al Seminario nazionale

I moderatori e relatori sono stati il Prof. Angelo Di Giorgio, vicepresidente del Comitato Montalto Futura, e l’avv. Francesco Rosi, Presidente del Comitato Maremma viva.

I politici ,intervenuti per primi hanno , come era logico aspettarsi, confermato la propria contrarietà al Deposito nella Tuscia. Ovviamente non era possibile aspettarsi una posizione diversa, viste le  dichiarazioni rilasciate all’indomani della pubblicazione della CNAPI, il 5 gennaio di quest’anno.

Il Convegno, grazie al ruolo e alla disponibilità del Presidente della Provincia, ha rappresentato un evento rilevante se si considera il silenzio assordante su un tema di tale levatura della politica nazionale ed in parte anche dei media.

Subito dopo la pubblicazione della CNAPI i Comitati ed alcuni dei Comuni più coinvolti nelle scelte della Sogin  hanno iniziato a lavorare per approfondire i temi riguardanti il Deposito e si sono dotati di uno stuolo di oltre cinquanta professionisti fra avvocati, ingegneri, professori universitari di varie discipline per  poter affrontare il primo scontro ufficiale con Sogin, che è rappresentato dal Seminario Nazionale.

Se si trattasse di uno scontro leale e realmente utile a correggere scelte sbagliate sarebbe possibile forse rimettere in discussione quanto finora propinato da Sogin. Ma sappiamo bene che questo non sarà possibile in particolare  a causa  delle modalità di approccio, anche queste dettate da Sogin. Questa Società  risulta nel confronto accusato dalle osservazioni degli stakeholder e nello stesso tempo giudice di se stesso.

Il Convegno ha evidenziato gli impressionanti limiti  che supportano le scelte della Sogin ed in particolare dell’impianto del Programma Nazione per lo Smaltimento dei Rifiuti Radioattivi e della realizzazione della Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), punitiva per la Tuscia oltre ogni ragionevole analisi.

Il risultato che si voleva ottenere e cioè quello di informare i sindaci vecchi e nuovi della Provincia sullo stato dell’arte, quello di dar voce alle categorie economiche più rappresentative è stato raggiunto. La partecipazione importante della stampa darà risalto all’evento e dimostrerà che la Provincia di Viterbo non è e non sarà passiva nei confronti delle scelte sbagliate di un ente che ha fretta di portare a casa il risultato a qualsiasi costo. L’Europa bussa all’incasso; l’erogazione di centinaia di miliardi deve essere ripagata, anche giustamente, da provvedimenti di riforma necessari a garantire un futuro più ordinato e volto alla transizione ecologica. Ma qualche cambiale andrà pagata, magari turandosi il naso: il rischio è che la realizzazione del Deposito Nazionale appartenga a questa categoria. Se non ci sarà accordo con i territori, alla fine deciderà il Governo e il rischio di essere intrappolati in una sfortunata coincidenza di eventi avversi è grande.

Il Governo di fronte alla mancanza di accordi non potrà che rivolgersi all’Ente preposto, la Sogin, che non si farà scrupolo di ribadire il proprio interesse per la Tuscia, come improvvidamente o maliziosamente ha anticipato il suo AD: il Lazio è “baricentrico” e la sua scelta è meno onerosa dal punto di vista economico.

E’ per questo che ora occorre fare il massimo sforzo per cercare di essere espulsi dalla lista nera delle Aree Potenzialmente Idonee, anche se le possibilità sono infinitamente basse e il ricorso ai tribunali, magari anche europei, già da ora appare come forse l’unica soluzione tecnica possibile.

E’ per questo che la mancanza di un’etica della responsabilità da parte della Sogin appare ancora più censurabile: al di là della ragioni tecniche dei ricorrenti Sogin sa già di aver vinto e lo sapeva fin dall’inizio. Il progetto non è soltanto figlio di valutazioni di ordine tecnico, ma di valutazioni di ordine storico e antropologico: nella Tuscia l’Enel ha sempre vinto a mani basse. Se non ci fossero stati i disastri di Cernobyl e Fukushima la Provincia di Viterbo avrebbe  oggi la sua brava Centrale Nucleare da smaltire, perché in ogni caso il suo tempo di funzionamento sarebbe concluso o prossimo alla fine. La conversione al policombustibile agli inizi degli anni 90’ fu un gioco da ragazzi per l’Enel, ottenuta con una legge che grondava incostituzionalità senza che nessuno abbia voluto interessarsene. Il mostro  a carbone della Centrale di Civitavecchia ha contribuito insieme alla Centrale di Montalto a  rendere   25 km di costa una fra le aree più inquinate d’Italia. I risultati sono evidenti, se si vogliono vedere: l’incidenza di tumori correlati è altissima e pone la Tuscia ai vertici nazionali di incidenza, come ha anche avuto modo di dichiarare l’Ordine dei Medici della Provincia di Viterbo in opposizione alla realizzazione del deposito nella Tuscia.

Questo è soltanto uno degli aspetti negativi che sono la conseguenza di scelte discutibili.

Ma questa è storia e dovrebbe far parte delle nozioni dei politici che si apprestano ad assumere o avallare decisioni che riguardano la Tuscia.

E’ per questo che alla riunione erano stati invitati personaggi politici di rango regionale o nazionale, che avessero un piede in Provincia e che quindi fossero esperti della situazione di un territorio al quale chiedono il consenso elettorale e al quale debbo poi fornire il massimo supporto in termini di impegno quando si tratta di supportare scelte epocali per il territorio, le popolazioni, la salute l’economia e il futuro.

Scelte che, come in questo caso, impegneranno decine di generazioni future, posto che lo smaltimento durerà 300 anni per i rifiuti a bassa attività e migliaia di anni per quelli ad alta attività, anche se si spera che la loro compagnia sarà ridotta ai cento anni che dovrebbero essere necessari per trovare una soluzione tecnica definitiva che oggi non è ancora in programma, il deposito geologico di profondità.

La presenza di personalità politiche al Convegno era utile per verificare anche il parere della politica, cioè di quel piano superiore al quale i privati come le Associazioni o i Comitati non possono accedere e al quale possono soltanto rivolgere istanze.

Il rango della politica presente, fatta eccezione per la presenza negata da parte del sottosegretario all’agricoltura, non era del rango che può incidere significativamente: non era certo possibile avvalersi per le più ovvie ragioni della presenza  di ministri  che teoricamente sarebbero in grado quanto meno di porre in discussione alcuni aspetti dell’intricato problema del Deposito Nazionale, quando ne fossero non solo interessati ma specificamente consapevoli.

Ad oggi l’impressione è che Sogin sia molto forte, forse più forte del Governo, come si intravede dalla disamina degli atti parlamentari: alcuni ordini del giorno hanno nei mesi precedenti tentato  di  porre in discussione aspetti poco chiari del progetto Sogin, ma senza successo. Una tardiva approvazione del Programma Nazionale per lo smaltimento dei Rifiuti radioattivi, avvenuta nel dicembre 2020 ha di colpo annullato tutte le oltre 50 richieste di chiarimenti da parte della Commissione del MATTM nel 2017  e del decreto 340 del dicembre 2018 e consentito la pubblicazione della CNAPI  a gennaio 2021 come se tutte le richieste di chiarimenti fossero state esaudite. Peccato che di tali chiarimenti non esiste traccia alcuna nella disamina dei documenti parlamentari e delle commissioni.

A fronte di questo quadro non ci si poteva aspettare miracoli da parte delle personalità politiche presenti al Convegno. La posizione di contrarietà era scontata e in linea con le dichiarazioni espresse fino da gennaio, dopo la pubblicazione della CNAPI. Però una distinzione andrebbe evidenziata, riguardo alla ragionevole  o auspicabile consequenzialità fra parole e fatti.

Infatti, i privati, sia cittadini privati in senso stretto, che Associazioni e Comitati, hanno dato un senso al loro convincimento di contrarietà al Progetto Sogin, impegnando tempo e  danaro per sostenere le proprie ragioni in senso tecnico nella sede opportuna, cioè il Seminario Nazionale, unica opportunità ad essi consentita. 

La Politica, tutta o quasi, ha dichiarato la sua contrarietà; questo è avvenuto in tutte le regioni italiane colpite dalla CNAPI. Interessante è constatare le azioni susseguenti.

Le Regioni Piemonte, Sardegna, Basilicata, fra le più coinvolte, hanno presentato osservazioni di alto contenuto tecnico, hanno utilizzato specialisti ed esperti di alto profilo per partecipare anch’esse al Seminario Nazionale.  Preoccupa invece l’operato della Regione Lazio, la più gettonata quanto ad Aree Potenzialmente idonee. Le osservazioni, pubblicate sul sito depositonazionale.it.osservazioni rappresentano una realtà che offre un paragone impietoso con le altre Regioni.

La Regione Lazio non si dichiara contraria ma chiede chiarimenti.

Le osservazioni, che per avere valore debbono contenere analisi tecniche adeguate e di rilievo, tese a contrastare tecnicamente l’operato a dir poco discutibile della Sogin, non possono limitarsi alla richiesta di chiarimenti e al richiamo di alcuni allegati ordini del giorno che manifestano contrarietà all’operato della Sogin.

Questo non significa non dare credito o sminuire il significato degli ordini del giorno allegati dalla Regione alle sue Osservazioni e va riconosciuto ai membri del Consiglio Regionale che li hanno proposti il loro merito, ma quello che conta è la delibera finale della Regione e il documento contenente le osservazioni inviato alla Sogin per il Seminario. A ben interpretare non sembra esserci una significativa rispondenza e di fatto le osservazioni così come sono state presentate sul sito della Sogin sembrano non aver tenuto in nessun conto quegli ordini del giorno, che nettamente dichiaravano contrarietà alla proposta della CNAPI e a quant’altro.

Sarà interessante assistere alla presentazione delle osservazioni della Regione Lazio nel corso della seduta del Seminario del prossimo novembre e verificare la reale posizione della Regione.

Non va sottaciuto al riguardo quello che potrebbe essere da qui a pochi mesi lo scenario finale: Governo e Regione Lazio impegnati a convincere un sito ad accettare il Deposito perché nessun Comune italiano si sarà fatto avanti per accettarlo e perché nessun accordo sarà risultato possibile.

Per il semplice calcolo delle probabilità il Lazio rischia più di tutte le altre Regioni di dover essere la Regione che insieme al Governo dovrà tentare l’ultima carta del convincimento: sarà infatti mai possibile che tutte  le 22 aree potenzialmente idonee saranno cassate dalla lista della CNAPI?

Ed in una evenienza del genere sarebbe proprio la Regione, che si è presentata al Seminario Nazionale con un insieme di contromisure di difesa obbiettivamente debole se confrontato con quello delle altre Regioni, peraltro meno colpite dalle scelte della Sogin, a dover assumersi la corresponsabilità di una scelta nell’ambito del suo territorio.

 Se questi sono i presupposti, il problema è molto serio e per uscirne fuori indenni occorre soltanto sperare in qualche miracolo: ad esempio che un Comune di un’altra Regione, indicato come sito idoneo, si faccia avanti o che qualche illuminata forza politica voglia rimettere in gioco tutto e riportare su binari di ragionevolezza e giustizia l’intero problema.

Tornando al Convegno, quindi, cosa è mancato con la politica o meglio con quei politici che hanno accettato di partecipare ma non hanno accettato il confronto?  Si è persa una opportunità per chiarire se la politica vorrà essere in campo su questo problema riconoscendo gli errori e le criticità dell’impianto della Sogin e  se vorrà portare avanti iniziative che soltanto la politica può mettere in atto. Non ci si aspettava certo che i politici che hanno accettato di intervenire , tutti unanimemente contrari, facessero proposte concrete, fatto che forse non è nel loro potere per rango politico, ma che aprissero qualche spiraglio che consentisse di sperare nella riapertura di un confronto politico sul tema, che in qualche modo se ne potesse riparlare fornendo alla discussione ulteriori elementi di approfondimento sia di valenza politica, il dissenso delle popolazioni, che di natura tecnica, derivante dalla valutazione dei risultati del Seminario nazionale.

Il dissenso della Tuscia è di tutta evidenza, il Seminario farà emergere una immensa mole di valutazioni tecniche qualificate che dimostreranno l’imbarazzante mole di errori e di imprecisioni della Sogin nella elaborazione della CNAPI. Tutti questi elementi saranno utili alla politica per ripensare ad una qualche iniziativa al riguardo? Questo era forse quanto si voleva verificare  invitando la politica, anche quella non di vertice assoluto ma di radice viterbese, l’unica che attualmente potrebbe iniziare dal basso a far capire la necessità di una rivalutazione complessiva.

Quindi grazie ai politici che sono intervenuti e che hanno ribadito il no; auspichiamo a breve qualche segnale concreto da qualsiasi parte polifitica esso possa giungere. Soltanto da una spinta della politica che ha radice viterbese e che ha cuore questo territorio, potrà nascere la speranza di una possibile soluzione.

Per ora la bandiera è in mano a qualche Comune illuminato, alla Provincia e ai più numerosi privati stakeholder che ce la stanno mettendo tutta per fa valere le proprie ragioni, che non derivano dal trito e noioso ritornello della sindrome di NIMBY ma dalla convinzione supportata dalla conoscenza ottenuta con l’impegno, il danaro e il supporto tecnico di chi è qualificato a trattare questi problemi.

firma di giorgio