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Osservazioni tecniche e giuridiche in merito alla Proposta di Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI)
                                                        “Montalto Futura” Comitato Cittadino per la Salvaguardia del Territorio di Montalto di Castro e della Tuscia



                 Questo vincolo è tradotto nel seguente Criterio di Esclusione CE10, cioè sono da escludere aree
                 “caratterizzate da livelli piezometrici affioranti o  che, comunque, possano interferire con le
                 strutture di fondazione del deposito. La prossimità di acque del sottosuolo, nelle loro variazioni di
                 livello stagionali e non stagionali conosciute, può ridurre il grado di isolamento del deposito e
                 favorire fenomeni di trasferimento di radionuclidi verso la biosfera. Per lo stesso motivo sono da
                 escludere le aree con presenza di sorgenti e di opere di presa di acquedotti.”

                 Secondo SOGIN, nei siti VT-24 e VT-27 “non si registra …. la presenza di falde di entità rilevante in
                 prossimità del piano campagna”.

                 Osservazioni

                 Le aree VT-24 e VT-27 come riportato nei documenti DN GS 00126 e DS GS 00129 della SOGIN
                 ricadono per la maggior parte sul “Complesso dei depositi clastici eterogenei” e limitatamente sul
                 “Complesso dei tufi stratificati e delle facies freatomagmatiche” (cfr. Tavola 2 dei documenti DN
                 GS 00126 e DS GS 00129 della SOGIN e Carta Idrogeologica del Territorio della Regione Lazio).
                 Sebbene questi  complessi siano classificati come acquiferi a bassa potenzialità nella Carta
                 Idrogeologica del Territorio della  Regione  Lazio (2012), dalle Tavole 2 allegate agli anzidetti
                 documenti SOGIN (Carta degli elementi idrogeologici) risulta per entrambi i siti la presenza di
                 falde idriche con soggiacenza compresa tra qualche metro a qualche decina di metri dal piano
                 campagna. Si tratta di una circolazione idrica sotterranea che interessa acquiferi di ridotto
                 spessore, costituiti prevalentemente da depositi sabbioso-conglomeratici, limitati  alla base dalle
                 formazioni argilloso-sabbiose.

                 Le informazioni relative alla caratteristiche idrauliche e alla potenzialità di questi acquiferi non
                 sono dettagliati nelle relazioni di SOGIN,  tuttavia da quanto riportato negli stessi documenti
                 SOGIN risulta che la quota piezometrica di questi acquiferi è superiore a quella dei corsi d’acqua
                 superficiali, individuati  come drenanti delle acque  sotterranee  (in qualche caso, si tratta di
                 importanti sorgenti lineari), e che sono possibili connessioni idrauliche con gli acquiferi alluvionali
                 che ospitano i corsi d’acqua (cfr. Tavola 2 dei documenti DN GS 00126 e DS GS 00129). Anche in
                 assenza di specifici dati sui parametri idrodinamici e idrodispersivi degli acquiferi sabbioso-
                 conglomeratici, è facile prevedere che una eventuale contaminazione delle acque sotterranee nei
                 siti individuati avrebbe come bersaglio ultimo le acque dei torrenti drenanti dell’area, a causa
                 della ridotta soggiacenza della falda e del breve percorso verso le zone di recapito del flusso, cioè
                 i torrenti drenanti. Ciò ovviamente sarebbe in disaccordo con quanto enunciato nel criterio CE10,
                 cioè evitare “fenomeni di trasferimento di radionuclidi verso la biosfera”.

                 Quanto desunto dagli stessi documenti della SOGIN evidenzia dunque che nel sottosuolo delle
                 aree  VT-24    e  VT-27  esistono  acquiferi  caratterizzati  da  una  ridotta  soggiacenza  ed
                 idraulicamente connessi con le acque superficiali dei torrenti. Basandosi quindi sui criteri della
                 Guida dell’ISPRA, queste aree devono essere escluse dalla possibilità di ospitare il Deposito
                 Nazionale. Infatti, considerata la locale direzione del flusso idrico sotterraneo, una eventuale
                 contaminazione della falda degli acquiferi  sabbioso-conglomeratici, oltre ad  impattare sulle
                 acque sotterranee di questi acquiferi,  si propagherebbe verso gli acquiferi alluvionali limitrofi e
                 nelle acque dei torrenti.




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